Quota 103: come funziona e cosa potrebbe succedere nel 2024?
La cosiddetta quota 103 è una forma di pensionamento anticipato introdotta dal governo nel 2023 e probabilmente prorogata anche al 2024, sebbene con qualche cambiamento (anche se ancora non c’è l’ufficialità di legge).
In questo articolo facciamo chiarezza su tutto quello che riguarda la legge sulle pensioni attualmente in vigore, per capire chi può beneficiare della quota 103 e a quali condizioni.
Quali sono i requisiti per rientrare nella quota 103?
La cosiddetta quota 103 è stata istituita nel 2023 in via sperimentale ed era, inizialmente, dedicata a chi avesse maturato i requisiti entro il 31/12/2023. Con grande probabilità verrà prevista la proroga anche per il 2024, sebbene, nel caso vengano confermate le ultime indiscrezioni, con alcuni notevoli cambiamenti.
Ma andiamo con ordine.
I requisiti per andare in pensione usufruendo della quota 103 sono i seguenti.
- Un’età minima di 62 anni.
- Un’anzianità contributiva minima di 41 anni (35 di questi devono risultare al netto dei contributi figurativi per disoccupazione, malattia e infortunio). I 41 anni si considerano anche in regime di cumulo, ovvero sommando la contribuzione accreditata presso tutte le casse amministrate dall’Inps.
A questo punto, è importante precisare che, una volta maturati i requisiti previsti, il lavoratore deve attendere le cosiddette finestre di attesa, rispettivamente 3 mesi per i lavoratori del settore privato e 6 mesi per i dipendenti pubblici.
Cosa prevede la quota 103? Calcolo e importi
Ora che i requisiti sono chiari, vediamo come viene calcolato l’importo della pensione.
Il primo punto da evidenziare è che il valore mensile lordo sarà riconosciuto fino a un massimo di cinque volte il trattamento minimo previsto dalla legislazione vigente. Nel 2023, l’importo del trattamento minimo è di 567,94 euro quindi l’importo massimo dell’assegno di pensione in quota 103 sarà di 2839,70 euro. Questo tetto rimarrà in vigore fino al compimento dell’età anagrafica che consente di usufruire della pensione di vecchiaia (al momento 67 anni).
Il secondo punto, riguarda le modalità di calcolo dell’importo.
- Per chi possiede oltre 18 anni di contributi al 31/12/1995: sistema retributivo fino al 31/12/2011, poi contributivo.
- Per chi possiede meno di 18 anni di contributi al 31/12/1995: sistema retributivo fino al 31/12/1995, poi contributivo.
Inoltre, la pensione che viene percepita con la quota 103 risulta non cumulabile con i redditi da lavoro, ad eccezione dei compensi derivanti dal lavoro autonomo occasionale, fino a un limite di 5000 euro lordi annui. Solo dopo il raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia, è possibile riprendere il lavoro.
Come si prevede che funzionerà quota 103 nel 2024?
Questo è quanto prevedeva la legge per l’anno 2023. Sebbene l’opzione sia stata confermata anche per il 2024, ci sono importanti cambiamenti che la rendono oggettivamente meno allettante.
Eccoli nello specifico.
LIMITE DELL’ASSEGNO | SISTEMA DI CALCOLO | FINESTRE |
Il limite massimo dell’assegno mensile sarà pari a quattro volte il minimo (non più cinque), il che significa che possiamo ipotizzare una cifra intorno ai 2250 euro mensili (che diventano poco più di 1700 euro netti). Anche in questo caso, il tetto rimarrà fino al raggiungimento dei 67 anni di età (pensionamento di vecchiaia). | Il calcolo dell’assegno mensile sarà fatto interamente con il sistema contributivo, che generalmente si rivela penalizzante. | Le finestre di accesso alla pensione saranno più lunghe: 7 mesi per i lavoratori del settore privato, 9 mesi per i dipendenti pubblici. |
Risulta chiaro, dunque, che, se queste dovessero rimanere le condizioni, l’ipotesi di aderire a quota 103 si farà decisamente meno interessante nel 2024.
Quota 103 o pensionamento ordinario?
Ovviamente ogni situazione è diversa dalle altre quindi fare un confronto potrebbe non essere semplice.
In generale, la quota 103 risulta abbastanza conveniente solo dal punto di vista dell’età: si va in pensione quasi 2 anni prima rispetto alla pensione anticipata e quasi 5 anni prima rispetto alla pensione di vecchiaia.
In termini di stipendio, tuttavia, le cose cambiano nettamente. La quota 103 dà infatti diritto, fino ai 67 anni, ad un assegno mensile nettamente inferiore rispetto alla pensione anticipata e ancora più basso rispetto alla pensione di vecchiaia. Le cose migliorano dopo i 67 anni di età ma l’importo rimane comunque inferiore e non si raggiunge mai lo scarto.
In ogni caso, prima di fare qualsiasi tipo di valutazione, è necessario studiare la situazione contributiva personale per poter fare un confronto realistico.
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Ancora una volta, c’è chi può darti supporto se cerchi consulenza sulla pensione, in particolare per valutare la convenienza della quota 103 rispetto alla pensione ordinaria.
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